Dai nostri campus
04.04.2023
Mobility management: Area sperimenta una nuova soluzione per il monitoraggio dei dati sulla mobilità
Grazie all’intelligenza artificiale e alla tecnologia beacon nasce una soluzione per monitorare i flussi di traffico attraverso la raccolta di dati anonimizzata. Questa nuova soluzione oltre a consentire una visione complessiva della mobilità casa-lavoro, permette di individuare i trend principali (orari, mezzi di trasporto utilizzati) e di misurare l’efficacia delle azioni di mobility management attuate con l’obiettivo di ridurre la mobilità privata ed il conseguente impatto ambientale.
La soluzione, che è stata testata nel campus di Padriciano di Area Science Park, è stata sviluppata dall’azienda Isonlab ed è nata nell’ambito di TechMOlogy, progetto Interreg Italia-Slovenia coordinato da Friuli Innovazione. Il progetto, conclusosi il 29 marzo, aveva l’obiettivo di promuovere l’artigianato digitale nell’industria della mobilità in quattro ambiti industriali: automotive, marittimo-navale, aerospaziale e mobilità intelligente.
Area Science Park ha collaborato al progetto fornendo la sfida industriale e il supporto per testarla nel proprio Parco scientifico che si sviluppa su due campus – uno in località Padriciano, l’altro a Basovizza – a circa 10 km dal centro di Trieste, in un’area non servita da rete ferroviaria o metropolitana, né da pista ciclabile. Il Parco conta oltre 80.000 metri quadrati di superfici attrezzate per attività di ricerca e sviluppo, ospita 57 imprese e 8 centri di ricerca e conta circa 2500 addetti fra ricercatori, imprenditori, personale amministrativo, fornitori di servizi.
La soluzione testata in Area Science Park ha permesso di raccogliere, attraverso un sistema anonimizzato, dati riguardanti la mobilità degli utenti del Parco: il numero di automobili che arrivano o partono dal campus di Padriciano e il numero di persone che arrivano o partono in autobus. Inoltre, è stato rilevato l’orario dei movimenti senza identificare i singoli soggetti e senza raccogliere dati personali di nessun tipo. Questi dati costituiscono un database fondamentale per l’implementazione di azioni di mobility management in grado di rispondere alle reali necessità di mobilità degli utenti dei campus.
Guarda il video di progetto:
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30.03.2023
Al Prof. Chergui e Elettra-Sincrotrone Trieste uno degli ERC assegnati dalla Commissione Europea
Il Prof. Majed Chergui, Professore Emerito del Politecnico di Losanna (EPFL), è stato selezionato (per la seconda volta) tra i vincitori del più prestigioso finanziamento della Commissione Europea per la ricerca di base, lo European Research Council Advanced Grant (ERC-AdG). Il suo progetto, denominato CHIRAX, si occupa di Spettroscopia a raggi x di molecole chirali in liquido ed è basato presso il Centro di ricerca internazionale Elettra-Sincrotrone Trieste.
Chergui è un esperto mondiale di tecniche basate sui raggi X, e in particolare ha già dimostrato su campioni in forma di polvere la validità tecnica dell’approccio proposto. Il progetto CHIRAX estende la metodologia a campioni in stato liquido, la cui gestione presenta maggiori complicazioni tecniche, ma che è di enorme interesse, in quanto rappresenta l’ambiente naturale in cui avvengono i processi biologici che il progetto vuole comprendere.
CHIRAX, finanziato con quasi 2,5 milioni di Euro sarà basato principalmente a FERMI, il laser a elettroni liberi del centro internazionale Elettra-Sincrotrone Trieste, avrà una durata di 5 anni a partire dall’autunno 2023 e prevede la collaborazione dell’Università degli Studi di Trieste e vari sincrotroni e FEL in Europa: gli studenti di dottorato coinvolti avranno l’opportunità di utilizzare la strumentazione più tecnologicamente avanzata ad oggi disponibile e applicarla ad un campo di ricerca di base estremamente innovativo.
Il grant ERC-AdG è uno dei 14 grant vinti presso istituzioni italiane (il 6.5% su un totale di 218 grant approvati; la classifica è guidata dalla Germania, con 37 grant).
Il totale degli assegnatari di ERC-AdG di nazionalità italiana è superiore, e ammonta a 22 su 218 (10% del totale). Se ne evince che quello del Prof. Majed Chergui è un contributo in controtendenza: un ricercatore operante in Svizzera che decide di portare la sua ricerca futura in Italia, e precisamente a Elettra-Sincrotrone Trieste.
Possibili ragioni alla base di questo esempio di successo sono sicuramente da ricercare nell’unicità delle due macchine di luce operative a Elettra—il sincrotrone Elettra e il Laser a Elettroni Liberi (FEL) FERMI—e nel livello di internazionalità del centro. Il Prof. Majed Chergui infatti è da tempo un utente di FERMI, una macchina che si è distinta tra i suoi pari (solo 9 FEL sono operativi al mondo) per il suo disegno innovativo e la stabilità dei suoi impulsi coerenti, ultra-corti (10-100 femtosecondi, milionesimo di miliardesimo di secondi) dieci miliardi di volte più brillanti di quelli emessi da sorgenti di terza generazione, frutto di scelte tecniche consapevoli, che hanno sfidato le limitazioni correnti. FERMI è una macchina che opera nell’intervallo energetico dell’estremo ultravioletto e dei raggi X soffici, che apre nuove opportunità per esplorare la struttura di stati transienti della materia condensata, della materia soffice e biologica, e di quella rarefatta (atomi, molecole, e loro aggregati in vuoto), offrendo una varietà di tecniche che spaziano dalla diffrazione, allo scattering, alla spettroscopia di luce, di elettroni, e di ioni.
CHIRAX: Spettroscopia a raggi x di molecole chirali in liquido
La chiralità (dal greco χείρ: mano) è una proprietà centrale di alcune molecole che esistono in due forme che sono l’immagine-specchio una dell’altra e che non sono sovrapponibili, come le nostre mani. Queste due forme sono chiamate enantiomero destro e sinistro. La natura invece è monochirale, cioé le funzioni biologiche succedono con solo un tipo di enantiomero, mentre l’altro può essere neutrale o spesso tossico. Per esempio, la molecola Dopa ha enantiomero che è utilizzato per trattare la malattia neurodegenerativa di Parkinson, mentre l’altro causa mal di testa, nausea e stordimenti. Di conseguenza, l’identificazione e la separazione degli enantiomeri è d’importanza centrale nella farmacologia, la tossicologia, la medicina, la biochimica ed anche in altri campi come la catalisi eterogenea di superficie.
Oggi il mercato dei chimici chirali rappresenta approssimativamente 60 miliardi di $ ed è previsto crescere fino a 150 miliardi entro il 2030! La metodologia per identificare gli enantiomeri, chiamata dicroismo circolare, è la stessa che è stata sviluppata più di un secolo fa da Pasteur, van’t Hoff e Le Bel: usa la proprietà degli enantiomeri di assorbire preferibilmente la luce visibile o ultravioletta dotata d’una polarizzazione circolare. Purtroppo questa tecnica non è sufficientemente sensibile.
Il progetto CHIRAX propone di estendere ai raggi X il dicroismo circolare. I raggi X offrono sensibilità molto spinte, e permettono inoltre di selezionare l’elemento chimico (cioè l’atomo) che assorbe la luce e di collegarlo allo stato chirale della molecola. Scopo del progetto è portare questa tecnica, intrinsecamente molto sensibile, ad un livello di implementazione tale da consentirne l’analisi di molecole. Inoltre, sfruttando la struttura temporale ultraveloce del fascio di raggi X prodotto dal Laser ad Elettroni Liberi (FEL) FERMI, il progetto punterà ad eseguire questo tipo di analisi in tempo reale, seguendo l’evoluzione dei sistemi biomolecolari chirali nel tempo e al variare delle condizioni analitiche.
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24.03.2023
Fotografato per la prima volta lo stato “chirale” delle molecole su scala atomica
Un team di ricerca internazionale guidato dall’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifn) di Milano ha utilizzato un approccio innovativo per indagare la chiralità di una molecola, una proprietà essenziale per sviluppare soluzioni tecnologicamente innovative nei campi della scienza dei materiali, della farmaceutica, e nei processi di catalisi. Lo studio, i cui risultati sono pubblicati su Physical Review X, è stato condotto presso i laboratori del Sincrotrone Elettra di Trieste, in Area Science Park, in cui si trova il laser a elettroni liberi FERMI: uno strumento di ultima generazione grazie al quale è stato possibile, per la prima volta, “fotografare”, nel corso di un processo ultraveloce, la proprietà della chiralità a livello di singoli atomi.
“Una molecola chirale non è sovrapponibile alla sua immagine speculare: in altre parole, è una molecola che non ha una simmetria speculare, e che esiste in due forme diverse, chiamate enantiomeri, non sovrapponibili tramite rotazioni o traslazioni”, spiega Caterina Vozzi, direttrice del Cnr-Ifn. “Comprendere tale proprietà è importante per molti aspetti della chimica, della biologia e della fisica: la reattività chimica e l’attività biologica e farmacologica delle molecole chirali, infatti, possono variare in modo significativo a seconda della configurazione degli enantiometri. Nelle applicazioni con queste molecole complesse, è quindi importante capire come ogni atomo contribuisca alla chiralità totale, soprattutto durante le reazioni chimiche”.
Nello studio, è stata analizzata la variazione nel tempo delle proprietà chirali di una molecola, utilizzando la radiazione prodotta da un laser a elettroni liberi (FEL), una tecnologia all’avanguardia che consente di generare impulsi di luce estremamente intensi e brevi, della durata di pochi femtosecondi (1 femtosecondo corrisponde ad un milionesimo di miliardesimo di secondo).
“Il laser a elettroni liberi FERMI è l’unico al mondo in grado di produrre impulsi di luce polarizzata circolarmente capace di sondare questi fenomeni. Questo tipo di luce è in grado di fornire informazioni dettagliate sulla struttura e sulla dinamica delle molecole, aprendo nuove prospettive nella ricerca di base e applicata”, aggiunge Oksana Plekan, ricercatrice di Elettra Sincrotrone Trieste, co-autrice dello studio.
“In questo studio abbiamo dimostrato come cambia la chiralità di una molecola durante un processo ultraveloce quando la osserviamo dalla prospettiva degli atomi che la compongono. Questa capacità di osservare la chiralità da più punti di vista è assimilabile alla visione stereoscopica nell’uomo, grazie alla quale possiamo percepire la profondità e la tridimensionalità del mondo che ci circonda,” ha dichiarato Davide Faccialà, ricercatore presso il Cnr-Ifn e primo autore dello studio. “La tecnica che abbiamo dimostrato ci permette dunque di osservare in tempo reale come cambia la chiralità di una molecola con un livello di dettaglio senza precedenti, aprendo nuove strade per la compresione delle proprietà chimiche e fisiche delle molecole chirali nelle reazioni chimiche”.
Lo studio ha dimostrato l’importanza di combinare le competenze in diversi campi scientifici per raggiungere risultati innovativi nella ricerca.
Alla ricerca hanno contribuito anche l’Istituto di struttura della materia (Ism) del Consiglio nazionale delle ricerche, il Centre national de la recherche scientifique e l’Università di Bordeaux (Francia), l’Università di Nottingham (UK), il Deutsches Elektronen-Synchrotron e l’Università di Amburgo (Germania), il Politecnico di Milano (Italia), l’Università di Nova Gorica (Slovenia), il Sincrotrone Soleil (Francia) e l’Università di Tokyo (Giappone).
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10.03.2023
SARS-CoV-2 danneggia il DNA e causa invecchiamento cellulare e infiammazione cronica
In una ricerca appena pubblicata sull’autorevole rivista scientifica Nature Cell Biology è stato identificato un meccanismo di danno al DNA cellulare indotto dal virus SARS-CoV-2 che provoca invecchiamento cellulare ed infiammazione cronica. Questo studio spiega alcuni effetti patologici dell’infezione, anche a lungo termine, e pone le basi per nuovi trattamenti farmacologici. Nella pubblicazione, i ricercatori ICGEB sono al fianco dei migliori centri di ricerca italiani nello studio delle basi molecolari del COVID-19.
Una risposta infiammatoria esagerata all’infezione di SARS-CoV-2 è all’origine degli effetti più nocivi del COVID-19. Era noto come alcuni virus fossero in grado di indurre danno al DNA cellulare e che la mancata riparazione del danno provocasse tumori, senescenza cellulare e infiammazione cronica. Partendo da queste premesse si è mosso il team di scienziati coordinato da Fabrizio d’Adda di Fagagna all’IFOM di Milano, insieme ai virologi dell’ICGEB, guidati da Alessandro Marcello, e da Serena Zacchigna e Rossana Bussani dell’Università degli Studi di Trieste per l’analisi dei tessuti dei pazienti.
“Abbiamo osservato”, spiega Alessandro Marcello, “che quando il virus replica nelle cellule infettate esaurisce rapidamente le risorse di precursori necessari alla sintesi degli acidi nucleici. Questo provoca un danno al DNA cellulare che deve essere riparato. Allo stesso tempo, alcune proteine del virus, chiamate Orf6, Nsp13 e N, interferiscono con i meccanismi cellulari di riparazione, provocando senescenza cellulare e produzione di citochine infiammatorie. La cosiddetta ‘tempesta citochinica’ è alla base della patologia polmonare caratteristica del COVID-19, ma anche dei sintomi neurologici che riscontriamo nel “long COVID”, che possono persistere anche a lungo in seguito all’infezione.”
“È importante sottolineare”, conferma Serena Zacchigna, “che gli effetti riscontrati nei modelli cellulari studiati in laboratorio sono stati confermati nei tessuti dei pazienti con COVID-19, quindi nel contesto naturale dell’infezione.”
Le implicazioni dello studio non si limitano alla comprensione dei meccanismi molecolari dell’infezione, ma pongono le basi di una terapia farmacologica in grado di alleviare le complicanze dell’infezione, soprattutto quelle a lungo termine.
“Tre anni fa in Italia siamo stati i primi in Europa a fronteggiare un virus allora sconosciuto”, conclude Alessandro Marcello, “in pochissimo tempo la ricerca scientifica ha portato a risultati fondamentali per il contenimento dell’epidemia come i vaccini e i farmaci antivirali. È importantissimo mantenere alta l’attenzione e sostenere la ricerca di eccellenza per non risultare impreparati nei confronti di emergenze future.”
Leggi l’articolo completo
Hanno collaborato allo studio: IFOM, ICGEB, con sede in Area Science Park, IGM-CNR di Pavia, San Raffaele di Milano (Matteo Iannacone), l’Università degli Studi di Padova (Chiara Rampazzo), l’Istituto Neurologico Besta (Paola Cavalcante), Università degli Studi di Trieste (Serena Zacchigna e Rossana Bussani) e l’Università degli Studi di Palermo (Claudio Tripodo).
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09.03.2023
MADE IN FVG: Ambasciatori di Eccellenza
Prende il via l’edizione 2023 del progetto “MADE in FVG: ambasciatori di eccellenza” realizzato dalla Regione tramite l’Agenzia Lavoro&Sviluppolmpresa, l’Agenzia per il diritto allo studio (ARDiS), l’Ufficio scolastico regionale e in particolare il Coordinamento regionale del Friuli Venezia Giulia per le consulte studentesche.
L’iniziativa ha l’obiettivo di far conoscere agli studenti extraregionali che si stanno formando nelle Università del Friuli Venezia Giulia e ai ragazzi delle scuole superiori della nostra regione le grandi capacità e potenzialità del tessuto produttivo regionale.
Nel 2023 il progetto si concentrerà sui parchi scientifici e sulle aziende in essi insediate.
Si svilupperà in tre fasi da febbraio a maggio 2023: una prima fase di incontri, una fase di visita ai poli scientifici e una fase di restituzione e divulgazione.
Prossimi incontri di presentazione:
venerdì 10 marzo, l’incontro avrà per protagonisti Daniele Gulic, co-founder and Ceo Skyproxima (settore aerospaziale) e Filippo Bianco, amministratore delegato di Friuli Innovazione
venerdì 24 marzo, gli studenti incontreranno Andrea Martini, amministratore delegato di Fast Computing-ICT, che si occupa di riduzione computazionale combinata con i recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale e della scienza dei dati, e Barbara Delbello, ufficio comunicazione di Area Science Park.
Per iscrizioni, clicca QUI.
Seguirà la fase delle visite ai tre parchi scientifici regionali. La visita in Area Science Park è prevista il prossimo 4 maggio 2023.
Nella terza e conclusiva fase, il programma prevede la diffusione degli esiti del progetto con il ruolo attivo degli studenti quali ambasciatori del mondo formativo e produttivo regionale.
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15.02.2023
Non tutto il grasso vien per nuocere: una nuova terapia di medicina rigenerativa per le ferite difficili
Una stretta collaborazione tra istituti scientifici e imprese della Regione Friuli Venezia Giulia ha prodotto risultati promettenti nel trattamento delle ferite difficili. La nuova terapia avanzata per la risoluzione efficace delle ferite difficili è stata pubblicata sulla rivista del gruppo Nature npj Regenerative Medicine. In questo studio, è stata dimostrato come alcune cellule del grasso, che prendono il nome di frazione stromale vascolare (in inglese: Stromal Vascular Fraction o SVF), sono in grado di promuovere la formazione di nuovi vasi sanguigni a livello della ferita, con importante accelerazione dei tempi di guarigione.
Le ferite difficili sono lesioni cutanee estremamente dolorose che non guariscono, anzi peggiorano con il tempo. Ciò è causato dalla coesistenza di patologie croniche sottostanti, in primis diabete e arteriopatie periferiche, che non consentono una adeguata vascolarizzazione della ferita, necessaria per garantire un sufficiente apporto di ossigeno e nutrienti, e quindi la guarigione.
Si tratta di una condizione frequente nelle persone che hanno più di 60 anni, almeno tanto quanto lo scompenso cardiaco, con importanti limitazioni nelle attività quotidiane.
Le ricadute economiche sono importanti. Circa il 3% del budget sanitario globale viene speso per la cura delle ferite difficili, che richiedono terapie specialistiche e costose: in Italia oltre 3 miliardi di euro all’anno. A questo si aggiunge la riduzione delle capacità lavorative del malato e la necessità di assistenza sanitaria, a volte costante.
Questa ricerca, guidata da Serena Zacchigna, responsabile del laboratorio di Biologia Cardiovascolare dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) e docente di Biologia Molecolare all’Università degli Studi di Trieste è stata resa possibile dal progetto PREFER – sviluppo di un PRodotto biocompatibile per la tErapia delle FERite difficili, finanziato dal Programma Operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale 2014-2020 del Friuli Venezia Giulia. Oltre a ICGEB e UNITS, hanno partecipato due aziende regionali, Zeta Research e Vivabiocell, capofila del progetto.
“Le terapie attualmente disponibili si basano sull’applicazione di sostituti cutanei per promuovere la cicatrizzazione delle ferite – spiega Zacchigna – Tuttavia la loro efficacia è limitata dalla vascolarizzazione inadeguata che solitamente sta alla base di questa malattia”. Come funziona questa nuova terapia? “Abbiamo prelevato le cellule derivate dal tessuto adiposo dei pazienti per applicarle sul letto della ferita. A distanza di qualche giorno abbiamo osservato la formazione di una nuova rete vascolare, funzionale e connessa con i vasi pre-esistenti”.
“Il ripristino di un adeguato afflusso di sangue a livello della ferita è fondamentale per supportare la guarigione della lesione cutanea” continua Giovanni Papa, docente UNITS e Direttore della Unità di Chirurgia Plastica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI), che ha fornito le cellule e consentito la validazione dell’efficacia.
La collaborazione tra accademia e impresa ha permesso di ottenere questo primo traguardo verso una migliore cura e qualità di vita per le persone con ferite difficili. Fondamentale in questo percorso è stata la partecipazione di VivaBioCell, azienda leader nella produzione di bioreattori per terapie cellulari, che ha apportato la propria esperienza industriale e la capacità di trasformare i risultati della ricerca in soluzioni implementabili in una realtà clinica.
“Il lavoro congiunto tra noi ricercatori accademici, i clinici ospedalieri e il reparto ricerca e sviluppo industriale è stato essenziale per definire degli obiettivi concreti, compatibili con le esigenze del processo di scalabilità industriale – afferma Roman Vuerich, primo autore del lavoro e studente di dottorato presso UNITS e ICGEB – Questo progetto è stato un esempio di come la sinergia tra accademia e impresa possa portare a soluzioni concrete per le sfide della salute pubblica.”
“Siamo confidenti che questa collaborazione possa continuare in futuro per portare un prodotto di terapia avanzata ai pazienti e che funga da faro per promuovere altri progetti di collaborazione tra centri di ricerca, ospedali e industria. Solo grazie a finanziamenti che sostengano la sinergia tra queste realtà potremo far sì che i risultati della ricerca arrivino ai malati e che questo possa accadere anche in Italia” concludono all’unisono Zacchigna e Papa.
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15.02.2023
Dr. Schӓr R&D Centre di Trieste: le ricercatrici infrangono il soffitto di cristallo
Nel Dr. Schär R&D Centre di Trieste, nato 20 anni fa e parte integrante del Gruppo Dr. Schär, azienda leader nell’alimentazione senza glutine e per specifiche esigenze nutrizionali, la ricerca davvero non ha genere.
In Italia, secondo i dati del report “Gender in research” di Elsevier, a fronte di un folto numero di donne impegnate nella ricerca, solo un 20% di loro ricopre però ruoli apicali. Al Dr. Schär R&D Centre, invece, non solo oltre la metà degli addetti sono donne, ma quasi tutte le posizioni al vertice sono ricoperte da ricercatrici.
Scienziate che, grazie alle proprie competenze – che spaziano dalla ricerca di base e sulle materie prime, allo sviluppo del prodotto – e con le loro intuizioni, dedizione e determinazione hanno ampiamente superato quel gender gap che ha tradizionalmente considerato le scienze appannaggio maschile e che, quindi, con la loro storia possono essere d’ispirazione per le giovani generazioni.
Il team guidato dalla Dottoressa Virna Cerne, Senior Director of Global Research & Development, è insediato all’interno di Area Science Park a Trieste ed è quotidianamente impegnato nello studiare nuove soluzioni alimentari specifiche a favore di determinate esigenze nutrizionali (gluten free, alimentazione aproteica, prodotti chetogenici) e di migliorare e rinnovare continuamente i vari prodotti del vasto assortimento. Nello specifico le attività si concentrano su progetti nel campo della chimica degli alimenti e della biologia, ricerca di nuove materie prime o nuove soluzioni di packaging per garantire la massima qualità dei nostri prodotti, studio di nuove formulazioni come base per nuovi prodotti e ricerca di soluzioni tecnologiche per gli impianti di produzione.
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24.01.2023
L’Ambasciatore di Israele Alon Bar ha visitato Area Science Park
Visita questa mattina in Area Science Park Science Park dell’Ambasciatore di Israele Alon Bar, accolto dalla Presidente Caterina Petrillo e dal Direttore Generale Anna Sirica. Sono state illustrate al diplomatico le principali linee di attività dell’ente, che si sviluppano attorno al Parco Scientifico e Tecnologico, la Ricerca ad alta specializzazione con le Piattaforme di ricerca e tecnologia, il Trasferimento tecnologico e il supporto alle imprese.
Area è in sé un dimostratore di scienza e tecnologia al servizio del mondo della ricerca e di quello imprenditoriale. Grazie all’integrazione dei suoi laboratori e servizi, quelli delle aziende e dei centri di ricerca, Area Science Park, ha spiegato la Presidente Petrillo, può sviluppare modelli e soluzioni per nuovi processi, servizi e prodotti. Il Parco Scientifico e Tecnologico, nel quale operano 57 aziende e 7 centri di ricerca, sarà impegnato nei prossimi anni nella costruzione di joint labs e nel supporto alla nascita di nuove imprese secondo un approccio “deep-tech”, orientato allo sviluppo di tecnologie basate su scoperte scientifiche e sfide ingegneristiche.
Le Piattaforme tecnologiche e di ricerca coordinate da Area Science Park negli ambiti scienze della vita e nuovi materiali, offrono accesso a laboratori di ricerca in cui strumentazione avanzate e competenze sono messe a sistema per fornire know-how e servizi finalizzati allo svolgimento di test sperimentali e progetti di ricerca applicata e industriale. Come esempio di supporto all’innovazione dei processi industriali, sono state illustrate principalmente le attività di IP4FVG, il Digital Innovation Hub regionale.
E’ stato infine menzionato l’impegno di Area in due importanti progetti finanziati dal PNRR: PRP@CERIC, che ha l’obiettivo di studiare i vettori di malattie infettive attraverso la manipolazione e la caratterizzazione di patogeni; NFFA-DI, che punta a integrare laboratori di nano-fabbricazione per la crescita controllata di materiali su scala atomica. Infine, è stata evidenziata la partecipazione a North Adriatic Hydrogen Valley, progetto il cui obiettivo è creare una filiera transfrontaliera dell’idrogeno tra Friuli Venezia Giulia, Croazia e Slovenia.
“È stata una prima visita molto interessante – ha detto l’Ambasciatore Bar – e spero che potremo incrementare ed estendere le collaborazioni tra Area Science Park e l’ecosistema di innovazione di Israele”.
Nel parco scientifico Alon Bar ha inoltre visitato l’ICGEB ed Elettra Sincrotrone Trieste.
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20.01.2023
Evidenze di infezione da SARS-CoV-2 persistente nel tempo in pazienti apparentemente guariti dal COVID-19
Uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Trieste, del King’s College of London e dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) di Trieste, pubblicato su Journal of Pathology, ha rivelato aspetti inattesi del danno polmonare causato dal virus Sars-CoV-2.
Lo studio, coordinato da Mauro Giacca, docente di biologia molecolare dell’Università di Trieste, direttore della Scuola di Medicina Cardiovascolare al King’s College di Londra e Group Leader del laboratorio di Medicina molecolare in ICGEB, ha tratto vantaggio della pluriennale esperienza di Rossana Bussani dell’Istituto di Anatomia Patologica di ASUGI e docente di Anatomia Patologica dell’Università di Trieste, nell’esame autoptico dei pazienti deceduti all’ospedale del capoluogo giuliano.
Il team di ricercatori, che include anche Chiara Collesi, docente di Biologia Molecolare dell’Università di Trieste, e Serena Zacchigna, docente di Biologia Molecolare dell’Università di Trieste e Group Leader del laboratorio di Biologia cardiovascolare in ICGEB, ha analizzato il tessuto polmonare di una particolare categoria di pazienti, ossia quelli apparentemente negativizzati dal virus, ma le cui condizioni cliniche si sono progressivamente aggravate fino a condurli alla morte con sintomi del tutto sovrapponibili a quelli di un’infezione acuta da SARS-CoV-2. La coorte dei pazienti analizzati, nonostante la ripetuta negatività virale fino a 300 giorni consecutivi, ha rivelato evidenza di polmonite interstiziale focale o diffusa, accompagnata da estesa sostituzione fibrotica nella metà dei casi.
Assolutamente inattesi alcuni aspetti significativi dal punto di vista patologico: nonostante l’apparente remissione virologica, la patologia polmonare si è rivelata molto simile a quella osservata negli individui con infezione acuta, con frequenti anomalie citologiche, sincizi e la presenza di caratteristiche dismorfiche nella cartilagine bronchiale.
Il secondo aspetto, forse ancora più inquietante, è legato all’assenza di tracce virali nell’epitelio respiratorio (coerente con la negatività del test molecolare), mentre sono state individuate nella cartilagine bronchiale e nell’epitelio ghiandolare parabronchiale la proteina Spike e quella del Nucleocapside virale, indispensabili rispettivamente all’infezione e alla replicazione del virus. Il distretto cartilagineo appare come un “santuario” che rende il virus non identificabile con alcuna delle metodiche di cui si dispone al momento.
Insieme, questi i risultati indicano che l’infezione da SARS-CoV-2 può persistere significativamente più a lungo di quanto suggerito dai risultati negativi dei Test PCR, con segni evidenti d’infezione in specifici tipi di cellule nel polmone. Quale sia il ruolo effettivo di questa latente infezione a lungo termine nel quadro clinico della cosiddetta “sindrome del COVID lungo”, resta ancora da esplorare.
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17.01.2023
Hannes Berger è il nuovo CEO di Dr. Schär
Hannes Berger è stato nominato CEO di Dr. Schär da Ulrich Ladurner, presidente dell’azienda leader mondiale nella nutrizione specifica. L’azienda, fondata in Alto Adige nel 1922, conta 18 sedi in 11 paesi, con più di 1.500 dipendenti. Dr. Schär, i cui prodotti sono disponibili in più di 100 paesi, ha il suo centro di ricerca R&D insediato in Area Science Park, dove attualmente lavorano 34 ricercatori. L’azienda quest’anno supererà la soglia dei 500 milioni di euro di fatturato e vuole continuare ad accelerare il business espandendosi in nuovi paesi e nuove categorie nutrizionali.
Hannes Berger ricopre posizioni chiave nell’azienda da quasi due decenni ed è un membro del Board of Directors dalla sua prima costituzione. Negli ultimi cinque si è dedicato allo sviluppo del mercato d’oltreoceano con il ruolo di CEO e presidente Nord America espandendo successivamente le sue responsabilità anche all’America Latina, il Regno Unito e l’Irlanda. Sotto la sua direzione il fatturato americano è cresciuto di più del doppio diventando uno dei paesi chiave dell’azienda, con continui investimenti per l’espansione dei siti produttivi locali.
“Vogliamo continuare il percorso intrapreso con una persona al vertice che conosce bene l’azienda, da quasi due decenni, e che durante questo periodo l’ha plasmata in modo decisivo coprendo una posizione di leadership” ha affermato Ulrich Ladurner, presidente dell’azienda. “Siamo lieti di annunciare che Hannes Berger assumerà il ruolo di CEO di Dr. Schär e siamo certi che l’azienda sarà affidata a mani esperte e competenti”.
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Dai nostri campus
23.12.2022
Festività di fine anno: giornate di chiusura dell’Ente e indicazioni sulle modifiche ai servizi
In occasione delle festività di fine anno, Vi informiamo che l’Ente resterà chiuso nelle giornate: 29 e 30 dicembre 2022; 2, 3, 4, 5 gennaio 2023.
In queste giornate non sarà attivo il servizio protocollo; sempre attivo il servizio postale per gli Insediati dei Campus.
Da 23 dicembre all’8 gennaio le sale del centro congressi resteranno chiuse e l’attività di prenotazione delle sale riprenderà dopo il 9 gennaio.
Data la minor affluenza nei Campus di Area Science Park, inoltre, i servizi di ristorazione e bar subiranno alcune modifiche:
chiusura bar ore 16:00
un solo self service aperto
corner pizzeria chiuso venerdì 23/12 e 30/12
I nostri migliori auguri di buone feste e per un 2023 ricco di soddisfazioni.
Lo Staff di Area Science Park
Dai nostri campus
02.12.2022
Avviata la sperimentazione della app “AreaBurlo” realizzata dall’Ircss Burlo Garofolo e Area Science Park
La comunicazione in sanità oggi non può più basarsi solo sui mezzi tradizionali, ma deve trovare il modo di innovarsi e sfruttare le potenzialità dei new media, avvicinandosi il più possibile alle esigenze e modalità comunicative dei suoi utenti per perseguire i migliori risultati di salute. Partendo da questo principio è nato un progetto che vede protagonisti l’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo”e Area Science Park che hanno portato alla creazione di una App medicale la cui sperimentazione è appena partita.
Il progetto nasce nell’ambito di una convenzione siglata tra Burlo e Area Science Park che lo finanzia su fondi del progetto “Sistema Argo”, oggetto del protocollo di intesa tra Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Ministero dello Sviluppo Economico e Regione Fvg. Obiettivo della collaborazione è la creazione di un Ecosistema digitale utile al rafforzamento dell’offerta di servizi a sostegno della collaborazione tra professionisti e dell’interazione tra professionisti e cittadini. Lo strumento è rivolto alla salute della donna, del bambino e dell’adolescente che afferiscono all’Ircss, ma ha già le caratteristiche utili per essere successivamente impiegato in contesti più ampi di riorganizzazione sanitaria regionale.
Il lavoro è partito con uno studio – pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Medical internet Research e condotto da un team multidisciplinare di professionisti del Burlo, dell’ateneo triestino e di Area Science Park – sulle principali applicazioni disponibili in Italia che ha dimostrato come il delicato periodo della gravidanza e del post partum renda i genitori bisognosi di informazioni chiare, semplici e rassicuranti che spieghino cosa sia meglio fare per tutelare mamma e bambino. Inoltre, è emerso che molto di frequente gli strumenti digitali risultano generalmente incompleti e poco affidabili, rischiando di fuorviare il corretto comportamento su tematiche importanti per la salute di future mamme e neonati.
«Abbiamo analizzato 22 delle numerose applicazioni disponibili in Italia, escludendo quelle a pagamento, commerciali o contenenti esclusivamente giochi, foto e video – spiega Laura Brunelli, primo autore dello studio e studentessa del dottorato di ricerca in Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo dell’Università di Trieste, svolto presso l’Irccs “Burlo Garofolo”, sotto la guida della professoressa Tamara Stampalija – prendendo in considerazione vari aspetti come linguaggio, affidabilità, completezza delle informazioni e dei temi trattati. Nessuna delle applicazioni appare certificata come dispositivo medico, ponendo in dubbio la sicurezza dello strumento stesso; inoltre, spesso sono assenti i riferimenti alle fonti e ai responsabili scientifici, il che non rassicura sull’accuratezza dei contenuti».
«La scelta di monitorare le applicazioni disponibili sul mercato digitale è nata dall’esigenza di comprendere le necessità e le migliori modalità alla base dello sviluppo di strumenti digitali completi ed efficaci; in questo modo è stato possibile costruire un modello di strumento digitale per veicolare informazioni certificate e rivolto verso l’interattività: questo il valore aggiunto dell’innovazione tecnologica che ha un ruolo di facilitatore e abilitatore di tecnologie» dichiarano Sara Zanchiello e Anja Starec, tecnologi di Area Science Park, che aggiungono «La forza del progetto sta nella multidisciplinarietà del gruppo di lavoro messo in campo dai due enti: conoscenze organizzative, di processo, clinico-assistenziali, abilità ingegneristiche e rigore metodologico e scientifico si sono fuse per dare vita a un vero e proprio laboratorio digitale».
Numerosi professionisti dei due Enti hanno lavorato assieme per realizzare l’app denominata “AreaBurlo” la cui sperimentazione è cominciata negli scorsi giorni e sta coinvolgendo 270 soggetti che ne valuteranno le funzionalità e l’efficacia. Il progetto infatti vedrà coinvolte nella sperimentazione 360 persone per il percorso nascita e 180 persone a supporto della presa in carico della famiglia nel percorso peri-operatorio pediatrico (bambini e ragazzi sottoposti a intervento di tonsillectomia o adenotonsillectomia con o senza applicazione di drenaggio timpanico).
La soluzione in fase di sperimentazione insiste su una piattaforma informatica accessibile online e certificata medicale secondo le normative europee.
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