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28.04.2022
Aree industriali inquinate: con il progetto POSIDON al via la sperimentazione in campo di due nuove tecnologie prototipali per la decontaminazione dei suoli
Giovedì 28 aprile l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale consegnerà formalmente le due aree inquinate localizzate nella zona industriale della Valle delle Noghere del Comune di Muggia (Trieste), individuate per la fase di sperimentazione di nuove tecniche di decontaminazione nell’ambito del progetto POSIDON PCP (POlluted SIte DecontaminatiON Pre-Commercial Procurement). Il progetto è infatti giunto alla terza e ultima fase dell’appalto transnazionale di servizi di ricerca e sviluppo tecnologico, quella in cui verranno sperimentate e comparate, in Italia (a Trieste) e in Spagna (a Bilbao), le funzionalità e le prestazioni di due tecnologie innovative per il trattamento dei suoli.
POSIDON, finanziato dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea e coordinato da Area Science Park, ha l’obiettivo di indirizzare dal lato della domanda pubblica lo sviluppo di nuove soluzioni non ancora presenti sul mercato, in grado di decontaminare in-situ terreni inquinati da frazioni pesanti di idrocarburi del petrolio (TPH e IPA) e metalli pesanti, come piombo ed arsenico.
Nel corso della prima e della seconda fase dell’appalto pre-commerciale (PCP), che si è conclusa ad agosto 2021, consorzi e raggruppamenti internazionali costituiti da aziende, università e centri di ricerca hanno sviluppato e validato su scala di laboratorio quattro prototipi. Tra queste soluzioni, attraverso una procedura competitiva, sono state selezionate per dare avvio alla sperimentazione in campo le proposte di TESECO BONIFICHE (capofila di un Consorzio internazionale composto da TESECO BONIFICHE S.r.l., IRET-CNR, Agencia Estatal Consejo superior de lnvestigaciones Cientfficas CSIC, DN 360 srl, BioCastle Water Technologies LDT, Studio Podgornik Sri, BD BIODIGRESSIONI srl) e di HPC ITALIA (capofila del Consorzio internazionale composto da HPC ITALIA S.r.l., Fondazione Politecnico di Milano, Ambiente S.p.A., HPC International SAS, GEYSER HPC, S.A.U.).
Il consorzio guidato da HCP ha sviluppato la soluzione “Erase” (ElectRode-Aided Soil rEmediation), una piattaforma modulare flessibile in situ che prevede la posa in opera di elettrodi per ridurre la contaminazione sia di inquinanti organici che inorganici, attraverso il trasporto indotto dal campo elettrico nel suolo, oltre che azioni di trattamento chimico e biologico per iniezione di prodotti chimici e nutrienti. Il consorzio capitanato da TESECO ha invece ideato e sviluppato la tecnologia “Soil-Omic” che prevede processi biologici e chimico-fisici integrati, finalizzati alla decontaminazione di suoli e acque sotterranee da inquinanti organici e inorganici tramite formulazioni biologiche basate sull’integrazione di metagenomica e ingegneria ambientale.
Per programmare futuri comuni investimenti di bonifica, il progetto POSIDON sta estendendo la rete dei siti inquinati. Sarà possibile ricevere informazioni aggiornate sullo stato di attuazione della sperimentazione e sulle opportunità di investimento e finanziamento, rispondendo alla manifestazione di interesse disponibile a questo link.
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26.04.2022
Farmaci più efficaci e con minori effetti collaterali grazie agli strumenti di nano-analisi
È possibile migliorare l’efficacia di un farmaco riducendone al tempo stesso gli effetti collaterali? La risposta a questo interrogativo è nel progetto Nano-Analytics for Pharmaceutics (Nano-Pharma), sviluppato dal Consorzio Centro-Europeo di Infrastrutture di Ricerca (CERIC), con sede a Trieste. “Lo scopo di Nano-Analytics for Pharmaceutics è migliorare la formulazione dei farmaci mediante l’impiego di avanzati strumenti di nano-analisi”, afferma Aden Hodzic, referente scientifico del progetto.
L’ibuprofene, farmaco da banco per eccellenza, è stato l’oggetto di un recente studio pubblicato sulla rivista Journal of Drug Delivery Science and Technology. “Grazie alle analisi basate sulla luce di sincrotrone e sulla risonanza magnetica nucleare, è stato possibile evidenziare come in particolari condizioni di preparazione la molecola di ibuprofene possa degradarsi. Le tecniche tradizionali impiegate negli studi realizzati in precedenza non erano state in grado di rilevare tale anomalia” continua Aden Hodzic. Il prodotto di questa degradazione, il 4-isobutilacetofenone, può essere infatti la causa di alcuni degli effetti collaterali associati al famoso antinfiammatorio.
Nello studio, il team di ricercatori ha fatto ampio uso del parco strumentazioni disponibili presso i partner del consorzio CERIC. Per fare alcuni esempi, gli esperimenti basati sui raggi X, eseguiti alla linea di luce SAXS dell’Università Tecnica di Graz, installata presso il Sincrotrone Elettra di Trieste, hanno permesso di rilevare alcuni indizi della degradazione dell’ibuprofene. Ulteriori esperimenti basati sui raggi infrarossi e sulla risonanza magnetica nucleare sono stati eseguiti rispettivamente alla linea di luce SISSI di Elettra e all’Istituto Nazionale di Chimica di Lubiana. L’insieme di questi, e altri esperimenti, uniti ai calcoli eseguiti presso i laboratori dell’Università Tecnica di Graz, hanno permesso di identificare tracce di 4-isobutilacetofenone derivato dalla degradazione dell’ibuprofene. L’Università Tecnica di Graz, Elettra Sincrotrone Trieste e l’Istituto Nazionale di Chimica di Lubiana rappresentano le strutture partner di CERIC rispettivamente in Austria, Italia e Slovenia.
“L’approccio nano-analitico permetterà la formulazione e la produzione di farmaci sempre più efficaci e sicuri, soddisfacendo i criteri più stringenti posti dalle agenzie per la regolamentazione dei farmaci” conclude Ornela De Giacomo, vice-direttrice di CERIC e co-autrice dello studio.
CERIC
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13.04.2022
Progetto NOEMIX: aperto il bando da 16,5 milioni di euro per la mobilità elettrica della PA del Friuli Venezia Giulia
Un passo avanti verso un nuovo modello di mobilità elettrica, grazie al quale il Friuli Venezia Giulia si appresta a diventare la prima Regione italiana ad attuare la transizione ecologica delle flotte di veicoli aziendali in dotazione alle Pubbliche Amministrazioni del territorio. Si è aperto il bando del progetto NOEMIX per la creazione di un servizio integrato di car-sharing con veicoli elettrici a noleggio a lungo termine, che vada gradualmente a sostituire i veicoli a gasolio e/o benzina di proprietà degli Enti pubblici attivi in regione. Il bando, la cui scadenza è fissata al 27 maggio 2022, ha una durata di 60 mesi ed è diviso in due lotti per favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese.
Nello specifico la gara, bandita dalla Centrale Unica di Committenza Regionale (CUC) per conto dei 17 Enti interessati, prevede la fornitura di:
· 522 veicoli elettrici (BEV – Battery Electric Vehicles) di diverse tipologie in noleggio a lungo termine per una durata di 60 mesi
· 200 infrastrutture di ricarica, ad uso esclusivo, di cui 124 colonnine e 76 wallbox
· sistemi informatici per la gestione e il monitoraggio dei veicoli e delle infrastrutture.
Gli Enti Pubblici destinatari del servizio di mobilità NOEMIX, che recentemente hanno firmato la convenzione per la partecipazione al progetto sono: i Comuni di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste; le aziende sanitarie (Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale, Azienda Sanitaria Friuli Occidentale, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “Burlo Garofolo” di Trieste); Area Science Park, l’Aeroporto Friuli Venezia Giulia, l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, il Consorzio di Bonifica della Pianura Friulana, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, l’Agenzia regionale per il diritto agli studi superiori, l’Università degli Studi di Trieste e l’Università degli Studi di Udine.
NOEMIX è un progetto coordinato da Area Science Park, nato nel 2017 grazie al supporto dell’Unione Europea, che ha finanziato la predisposizione degli studi tecnici e di fattibilità. La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, credendo fortemente nei benefici del progetto, ha stanziato 20,5 milioni di euro in cinque anni, contribuendo in modo sostanziale all’avvio del processo di transizione verso una mobilità a basse emissioni di carbonio e alla riduzione dell’inquinamento urbano causato dai veicoli a combustione interna.
Una volta realizzato in Friuli Venezia Giulia, il progetto sarà proposto ad altre regioni italiane e paesi europei, dove potrà essere replicato.
car sharing
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12.04.2022
Creare filiere italiane dell’idrogeno: il Friuli Venezia Giulia in prima linea con la North Adriatic Hydrogen Valley
Raggiungere la “Carbon Neutrality” entro il 2050 è l’impegno sancito dalla Cop26 di Glasgow, tenutasi lo scorso novembre. Per ottenere questo obiettivo è necessario attuare una transizione energetica che attui il passaggio da un mix centrato sui combustibili fossili a uno basato sulle fonti rinnovabili, a basse o a zero emissioni di carbonio. Si tratta di un cambiamento di paradigma che richiede un importante contributo da parte del mondo della ricerca e dell’impresa attraverso lo sviluppo di tecnologie innovative. Gli scenari dalla transizione energetica sono stati al centro della Conferenza annuale del SiS FVG – Sistema Scientifico e dell’Innovazione del Friuli Venezia Giulia, organizzata da Area Science Park e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza destina 69,8 miliardi di euro (il 31% del totale delle risorse disponibili) alla Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. La Missione comprende tre dei programmi flagship, uno dei quali riguarda le energie rinnovabili e la produzione e il trasporto di idrogeno. Proprio la creazione di una nuova filiera dell’idrogeno, è stato il tema centrale della Conferenza di Trieste, che ha visto la partecipazione di esperti dell’ENEA, del mondo scientifico e universitario triestino e rappresentanti istituzionali del MUR, del MAECI, del MITE e della Regione Friuli Venezia Giulia.
Per le sue caratteristiche, l’idrogeno verde, prodotto cioè da energia rinnovabile, potrebbe ricoprire un ruolo di primo piano nel raggiungimento della neutralità climatica al 2050, come prevede la Hydrogen Strategy for a climate-neutral Europe, lanciata dalla Commissione europea l’8 luglio 2020, a cui è seguita l’istituzione della European Clean Hydrogen Alliance, la piattaforma per l’idrogeno dell’Unione Europea che riunisce al suo interno industria, ricerca, istituzioni pubbliche e società civile. L’Italia, seconda nazione manifatturiera d’Europa, ha il potenziale per presidiare tutti i settori della filiera idrogeno: produzione, logistica, trasporto e distribuzione, usi finali nella mobilità, nell’industria e nel residenziale. Già oggi siamo tra i primi due produttori europei di tecnologie termiche e meccaniche e di impianti e componenti di potenziale utilità per l’idrogeno.
“L’industria nazionale è pronta a raccogliere la sfida, raccordandosi secondo un modello di filiera, contribuendo ad aumentare i livelli occupazionali e creando prodotti e indotto – dichiara Giorgio Graditi, Direttore Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di ENEA. – Potrà essere supportata da centri di ricerca ed università di rilevanza internazionale con competenze ed esperienze che coprono aspetti che vanno dalla ricerca all’innovazione, dallo sviluppo sperimentale alla dimostrazione. In questo contesto è essenziale dare un chiaro indirizzo politico che sappia valorizzare le diverse tecnologie secondo un approccio neutrale e nell’ambito di una strategia nazionale coordinata ed orientata ad accrescere la competitività sul mercato europeo ed internazionale delle nostre realtà industriali”.
Si inquadra bene in questo scenario la “North Adriatic Hydrogen Valley”, il primo progetto transfrontaliero di questo tipo a livello internazionale, nato dall’accordo tra Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Croazia e Slovenia, che è stato ufficializzato con la firma di una lettera di intenti da parte del Ministro delle Infrastrutture sloveno, Blaž Košorok, del suo collega croato, Ivo Miletić, e di Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia. Il piano per la costruzione di una valle dell’idrogeno transfrontaliera nell’Adriatico settentrionale punta a stabilire un quadro di cooperazione per promuovere lo sviluppo delle tecnologie dell’idrogeno, preparare una pipeline di progetti e identificare le fonti di finanziamento.
La collaborazione contribuirà alla transizione verso un ecosistema energetico integrato che coinvolge i settori dell’energia, dell’industria e dei trasporti. Inoltre, le parti coopereranno su ricerca, innovazione e sviluppo di soluzioni basate sull’idrogeno, come la costruzione di stazioni per il rifornimento e il trasporto di idrogeno e la creazione di catene del valore. Per attuare il piano, sarà istituito un gruppo di lavoro congiunto, coordinato dal vice Direttore di Area Science Park, Stephen Taylor, composto da rappresentanti delle istituzioni, dell’industria e della ricerca. L’Hydrogen Valley Transfrontaliera del Nord Adriatico contribuirà sia a rafforzare l’offerta e la domanda regionale di idrogeno, sia ad aiutare la transizione energetica e a sostenere la creazione di posti di lavoro e la decarbonizzazione dell’Europa.
“È un primo importante passo verso la decarbonizzazione dell’economia a livello regionale, nei Paesi dell’Europa centrale e orientale, e anche la prima iniziativa sull’idrogeno in quest’area con lo scopo dichiarato di mitigare il cambiamento climatico favorendo la transizione energetica, la riconversione industriale e la decarbonizzazione di diversi settori economici – spiega Rodolfo Taccani, Delegato per il Trasferimento Tecnologico ed i Rapporti con le Imprese dell’Università di Trieste. – L’Università di Trieste è in prima linea nel promuovere la cooperazione tra mondo della ricerca, industria ed enti locali nella regione transfrontaliera del Nord Adriatico. Grazie alle competenze presenti nell’Ateneo siamo in grado di mettere in sinergia soluzioni di ricerca, di innovazione e opportunità di investimento congiunti orientati all’utilizzo del vettore idrogeno”.
“Stiamo muovendo passi concreti nel futuro della prima, storica Valle dell’idrogeno transfrontaliera a livello europeo attraverso la messa in campo di azioni che fino a pochi anni fa consideravamo irrealizzabili e che invece dimostrano che la transizione energetica, nei tempi prefissati, si può fare – sottolinea Alessia Rosolen, Assessore al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. – La North Adriatic cross-border Hydrogen Valley, grazie alle realtà scientifiche e dell’innovazione che sono state capaci di fare della cooperazione un importante strumento di coesione e sviluppo, è un progetto strategico che darà vita ad una “Mitteleuropa” del gas dove troveranno applicazione concreta nella produzione industriale, nelle infrastrutture di distribuzione, nella mobilità e nel consumo energetico domestico, le tecnologie collegate all’idrogeno. Il Friuli Venezia Giulia si conferma leader nel settore della ricerca e dell’innovazione e sta investendo per esserlo anche in quello della transizione ecologica.”
“Il tema della transizione ecologica e della sostenibilità energetica vede impegnato l’Ente su diversi fronti – spiega la Presidente di Area Science Park, Caterina Petrillo. – Il progetto Hydrogen Valley, che interessa la macroregione FVG con Slovenia e Croazia, è un dimostratore dell’efficacia della cooperazione internazionale aggregata su competenze scientifiche per una sfida tecnologica con impatto socioeconomico. Come Ente stiamo collaborando con le istituzioni scientifiche del territorio e vorremmo indirizzare il nostro contributo futuro all’analisi dei materiali per il settore energetico e allo sviluppo di modelli a supporto della logistica. Stiamo anche valutando la realizzazione di piloti a basso impatto ambientale nei nostri campus e abbiamo attivo un progetto di simbiosi industriale che coinvolge una quindicina di imprese dell’area retroportuale di Trieste. Sono tutte iniziative che confermano un impegno costante di Area Science Park in ricerca e sviluppo connessi al settore energetico”.
SiS FVG – Sistema Scientifico e dell’Innovazione del Friuli Venezia Giulia, è un’iniziativa della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero dell’Università e della Ricerca, che mette a sistema e valorizza le competenze e i risultati di R&S dei principali enti scientifici e tecnologici del territorio regionale (università, enti di ricerca, parchi e poli d’innovazione).
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Infrastrutture tecnologiche
08.04.2022
INCIRCLE: nuovi strumenti di pianificazione per ridurre gli impatti ambientali del turismo
Quanto impatta il turismo sulle destinazioni vulnerabili? Quali politiche possono essere adottate per ridurre l’impronta ambientale dei flussi turistici? Queste alcune delle domande sulle quali ha lavorato INCIRCLE, progetto triennale Interreg MED cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Il progetto, coordinato da Area Science Park, riunisce quattordici partner provenienti da sei diversi Paesi dell’area mediterranea (Italia, Grecia, Spagna, Albania, Malta, Cipro) e punta a ridurre l’inquinamento causato dal turismo, preservare la qualità e la disponibilità delle risorse naturali e migliorare la qualità della vita dei residenti e dei turisti, applicando i principi dell’economia circolare al settore turistico.
INCIRCLE, il cui budget supera i 3 milioni di euro, punta a migliorare la sostenibilità e l’attrattiva delle isole mediterranee a bassa densità di popolazione e delle destinazioni turistiche costiere che sono influenzate negativamente dai flussi stagionali di turisti.
L’impronta ambientale delle attività turistiche evidenzia un aumento delle emissioni, lo spreco di acqua, l’eccessiva produzione di rifiuti, l’aumento dei livelli di spreco di energia ed elevati livelli di rumore. In questi territori è quindi necessaria una pianificazione del turismo sostenibile migliore e integrata, per preservare e valorizzare le risorse non rinnovabili.
Il progetto ha l’obiettivo di fornire ai decisori strumenti concreti e opportunità di test per migliorare la loro capacità in termini di valutazione e pianificazione della sostenibilità, per fare leva su nuovi finanziamenti e fornire opportunità concrete di replica dei risultati ottenuti. A questo scopo è stata sviluppata la INCIRCLE Knowledge Platform. La Piattaforma, liberamente accessibile ai decisori politici e agli stakeholder turistici, fornisce un insieme di soluzioni raccolte e testate nell’area mediterranea e condivide modelli di riferimento che in altri contesti si sono rivelati vincenti. La piattaforma mira anche a classificare e confrontare politiche e pratiche in materia di turismo circolare attraverso uno strumento di autovalutazione, il Circular Tourism Self Assessment. Questo tool online, costituito da un questionario di una cinquantina di domande e sviluppato dal partner di progetto Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è uno strumento di gestione e monitoraggio per valutare l’impatto del turismo dal punto di vista dell’economia circolare, sia a livello di destinazione (Circular Tourism Destination Tool) sia a livello di industria del turismo (Circular Tourism Industry Tool).
Il Circular Tourism Self Assessment si basa su quattro capitali (capitale naturale, capitale sociale, capitale costruito, capitale umano) e su tre livelli (livello di destinazione turistica, livello di industria del turismo e livello di networking composto dalle interazioni che alimentano la sostenibilità e la circolarità tra una destinazione turistica e un’industria del turismo), e comprende i cinque principi dell’economia circolare (Ridurre, Rigenerare, Ripensare, Innovare, Rivalutare).
La fase di test ha già coinvolto cinque città pilota (Palma, Gozo, Himara, Rethymno, Larnaca) e cinque territori (Isole Baleari, Malta, Albania, Creta, Cipro) con l’obiettivo di sviluppare strategie e piani di azione locale contenenti misure concrete per la transizione verso un turismo regionale sostenibile e circolare con il coinvolgimento attivo dei portatori di interesse.
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Servizi per l'Innovazione
31.03.2022
Progetto BIO Open Lab: Holo-TEM, un microscopio elettronico a trasmissione di ultima generazione consegnato all’Università del Salento
È stato consegnato al Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” dell’Università del Salento il microscopio Holo-TEM, uno strumento da 4,35 milioni di euro che va ad incrementare la dotazione di strumentazioni all’avanguardia del progetto BIO Open Lab, un’infrastruttura di ricerca distrubuita sul territorio nazionale di cui fanno parte anche Area Science Park di Trieste e l’Università di Salerno e che andrà a potenziare il Consorzio europeo CERIC-ERIC. Il progetto ha un finanziamento complessivo di 12.434.500,00 euro su fondi PON Ricerca e Innovazione 2014-2020.
Il nuovo Microscopio Elettronico a Trasmissione, presto installato e operativo a Lecce, ha una risoluzione che riesce a raggiungere il singolo atomo e avrà la possibilità di analizzare campioni sia organici sia inorganici senza danneggiarli significativamente. Il microscopio utilizzerà quattro tecniche diverse d’indagine quali criomicroscopia elettronica, olografia in linea, spettroscopia di elettroni a perdita di energia (EELS) e spettroscopia di raggi X-caratteristici dispersi in energia (EDXS), la cui combinazione permetterà di sviluppare nuove metolodogie di investigazione e di realizzare esperimenti innovativi. Il suo impiego porterà un forte avanzamento delle conoscenze in biologia, medicina, farmacologia e altri settori.
“La realizzazione della infrastruttura BIO Open Lab – dice il prof. Lucio Calcagnile, co-responsabile del progetto insieme alla prof.ssa Rosaria Rinaldi – e la disponibilità di un Holo-TEM a risoluzione atomica darà la possibilità fra pochi mesi a ricercatori provenenti anche dall’estero, e in particolare dal Consorzio europeo CERIC-ERIC, di utilizzare una facility di ricerca dalle prestazioni eccezionali non solo per le ricerche fondamentali e le applicazioni alla medicina ma in generale a tutta la Scienza dei Materiali.”
“Questa infrastruttura permetterà di formare giovani ricercatori in un campo di frontiera per lo studio delle proprietà morfologiche e strutturali di materiali organici ed inorganici ad altissima risoluzione”, aggiunge la prof.ssa Rinaldi.
Le prossime fasi che il microscopio Holo-TEM dovrà sostenere nei mesi a venire sono la completa installazione, il collaudo e il commissioning per il suo primo vero utilizzo da parte della comunità scientifica.
Tutte le realtà coinvolte nel progetto BIO Open Lab beneficeranno delle alte prestazioni del microscopio Holo-TEM, per una ricerca condivisa e diffusa che avrà risonanza nazionale e internazionale grazie alle quattro facilities in costruzione o già operative. Oltre al laboratorio del microscopio Holo-TEM, ci sono infatti anche la facility di Next Generation Sequencing del campus di Basovizza di Area Science Park a Trieste, quella di Spettrometria di Massa del campus di Baronissi a Salerno e il Centro di Calcolo del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione ed Elettrica e Matematica Applicata di Salerno.
BIO Open Lab
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Microscopio Elettronico a Trasmissione
microscopio Holo-TEM
Servizi per l'Innovazione
29.03.2022
La nanomedicina personalizzata è la nuova sfida nella lotta contro i tumori
Una nuova terapia personalizzata che include il pre-trattamento dei pazienti oncologici con farmaci già disponibili sul mercato, con l’ausilio di sistemi di imaging. Un metodo di nanoscopia avanzata applicato su sezioni di tessuti malati, in grado di analizzare le variazioni morfologiche e ottiche del tumore prima e dopo il trattamento farmacologico. Sono questi i due obiettivi perseguiti da CATHENA (CAncer THErapy by NAnomedicine), progetto per la nanomedicina personalizzata contro il cancro, frutto di una partnership pubblico-privata tra Bracco Imaging (capofila), A.P.E. Research Srl, Università degli Studi di Trieste e Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (CRO), con il coordinamento scientifico di Area Science Park. Gli studi condotti hanno avuto come obiettivo quello di identificare nuove strategie terapeutiche combinate, volte ad aumentare selettivamente nel tessuto malato la quantità di farmaci antitumorali somministrabile. Oggi grazie alla partnership ed alla condivisione delle conoscenze tecniche, mediche e diagnostiche che il progetto CATHENA ha reso possibili, possiamo affermare di aver più consapevolezza nell’applicazione della nanomedicina contro la patologia oncologica.
I tumori sono la seconda causa di morte dopo le patologie cardio-vascolari. Attualmente le terapie farmacologiche più utilizzate sono basate su anticorpi diretti verso specifici bersagli biomolecolari e recentemente sono stati immessi sul mercato farmaci basati su sistemi di dimensione nanometrica che dovrebbero facilitare la penetrazione nelle cellule del principio attivo. L’organismo, tuttavia, tende a produrre resistenze al vettore, che riducono la diffusione del farmaco e ne limitano la distribuzione all’interno delle cellule cancerose. Nel caso degli anticorpi, questa limitazione è in parte mitigata da una minore resistenza al trasporto nei tessuti e dall’aumento delle dosi terapeutiche, con la conseguenza, però, di esporre i pazienti a notevoli reazioni avverse e far crescere i costi della cura.
Qui entra in gioco il progetto CATHENA, che ha studiato una strategia per massimizzare l’accumulo selettivo dei principi attivi nelle zone affette da patologia oncologica ovvero un pre-trattamento farmacologico che andasse ad aumentare la permeabilità dei vasi.
Ci sono volute competenze diverse e complementari per centrare l’obiettivo, a cominciare da quelle del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Trieste. Qui il gruppo di ricerca coordinato dalla prof.ssa Lucia Pasquato ha contribuito alla preparazione di nuove sonde fluorescenti con diversi gradi di attitudine a legarsi ai grassi e a disperdersi tra essi (lipofilia). Data la complessità strutturale dei composti progettati, la sintesi è stata impegnativa ma ha consentito di raggiungere l’obiettivo con successo. Queste sonde fluorescenti sono state poi incorporate in nanovettori lipidici presso Bracco Imaging. L’attività di ricerca di Bracco si è focalizzata sulla preparazione e studio dei nanovettori, in particolare di quattro tipologie di nanoparticelle lipidiche funzionalizzate con molecole fluorescenti innovative. I risultati hanno mostrato una migliore attitudine delle nuove sonde fluorescenti ad intercalarsi nei nanovettori e quindi una migliore capacità di emissione luminosa.
A.P.E. Research ha analizzato la morfologia, la struttura superficiale e le proprietà elettriche e ottiche dei nanovettori con tecniche di microscopia a sonda. Ha sviluppato inoltre uno specifico set-up di nanoimaging multispettrale avanzato che permette di studiare le sezioni istologiche, utile alla validazione in ambito terapeutico. Infine, l’unità di Anatomia Patologica del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano si è occupata dell’analisi di protocolli terapeutici innovativi tramite imaging ottico in vivo, accoppiato a studi di biodistribuzione, farmacocinetica e farmacodinamica specifici per i tumori del colon e ovarici. È stato così valutato l’effetto dei trattamenti attraverso l’analisi e la quantificazione dei nanovettori fluorescenti all’interno del microambiente tumorale, e mediante una dettagliata analisi istopatologica.
Come sottolinea il prof. Vincenzo Canzonieri (CRO e UNITS), il progetto ha permesso di migliorare sia i modelli in vitro 3D (organoidi) che rappresentano degli avatar del tumore dei pazienti, sia modelli in vivo per affinare protocolli terapeutici che utilizzano nanotecnologie avanzate.
I risultati di CATHENA vengono illustrati oggi nel corso dell’evento finale del progetto che vede gli intervenuti del prof. Luis M. Liz-Marzán (CIC biomaGUNE, Basque Research and Technology Alliance (BRTA), Donostia-San Sebastian, Spain), uno dei leader mondiali nelle applicazioni della scienza dei colloidi alla nanoplasmonica, e della dott.ssa Claudia Cabella (Bio-Imaging R&D Manager, Bracco Imaging), esperta in studi preclinici nei campi della risonanza magnetica e nello sviluppo di nanosistemi per l’imaging e per la terapia di malattie cardiovascolari.
CATHENA è un progetto finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia sul bando POR FESR 2014-2020.
CATHENA
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28.03.2022
Italian Quantum Weeks a Trieste: iniziative ed eventi per scoprire scienze e tecnologie quantistiche
La meccanica quantistica, l’insieme delle leggi che regolano il mondo degli atomi e delle particelle elementari, ha sconvolto il nostro modo di concepire la realtà con le sue affascinanti bizzarrie. Le tecnologie quantistiche, basate sull’uso della meccanica quantistica nelle applicazioni della vita quotidiana, stanno portando una nuova rivoluzione tecnologica che dobbiamo imparare a comprendere e gestire.
Le Italian Quantum Weeks vengono promosse da scienziati, ingegneri, divulgatori ed educatori italiani in occasione del primo World Quantum Day (14 Aprile 2022) con lo scopo di far conoscere meglio il mondo dei quanti e le opportunità che la rivoluzione quantistica sta per portare. Le attività in programma sono promosse da scienziati, divulgatori ed educatori per raccontare le interessanti possibilità del mondo quantistico nonché le potenzialità create dall’applicazione della meccanica quantistica a strumenti quotidiani.
Nella città di Trieste in particolare si svolgeranno attività, online e in presenza, coordinate da un gruppo di ricercatrici del CNR con la collaborazione di molti enti del sistema cittadino. Infatti, oltre ai due istituti del CNR (INO e IOM), sono protagonisti: l’Università degli Studi di Trieste, la SISSA – Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati, l’ICTP – International Center for Theoretical Physics, il SISSA Medialab e il TQT – Trieste Institute for the Theory of Quantum Technologies. Partecipano anche i progetti Quantum Technologies Education for Everyone, Science Melting Pot e ScienceAtHome. Si tratta, inoltre, di una coprogettazione con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, che produrrà un video per raccontare i vantaggi “quantistici” di Trieste, proiettato in anteprima in occasione del World Quantum Day (14 aprile) al caffè San Marco.
Ci saranno aperitivi quantistici, con brevi interventi di ricercatori attivi nel campo, seguiti da discussione e domande e ospitati da due importanti caffè triestini: il bar libreria Knulp e il Caffè San Marco; si potrà giocare con le leggi della meccanica quantistica ai Quantum Game Café, serate in cui saranno disponibili giochi da tavolo e da PC, sempre al Caffè San Marco; nella giornata dei Giovani Quantistici invece, studenti delle scuole superiori e dell’università potranno approfittare delle esperienze di dottorandi e post-doc per capire il futuro delle tecnologie quantistiche; sono aperti ai ragazzi due interventi organizzati rispettivamente da SISSA FOR SCHOOLS e ICTP con Immaginario Scientifico; inoltre, saranno trasmesse in streaming a livello nazionale due conferenze di un’ora, una per tutti e una per le scuole in particolare.
Per partecipare a qualsiasi attività si può consultare la pagina web https://www.quantumweeks.it/trieste/
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23.03.2022
Progetto NFFA-Europe: firmato il Memorandum per un programma di lungo termine nel settore delle nanoscienze
Ampliare ulteriormente e aggiornare gli impianti di ricerca e i servizi per le nanoscienze a livello europeo e fornire una base ancora più solida per la cooperazione internazionale scientifica in questo settore tecnologico di frontiera. Sono questi i principali obiettivi del Memorandum of Understanding (MoU) di NFFA-Europe per la realizzazione di un programma di lungo termine nel settore delle nanoscienze, firmato da dieci importanti istituzioni di ricerca europee.
NFFA-Europe è un’infrastruttura di ricerca distribuita con ventidue partner internazionali e coordinata dall’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) nel quartier generale di Trieste in Area Science Park, che fornisce accesso integrato a laboratori di fabbricazione e manipolazione a risoluzione atomica dei materiali (nanofoundries) e tecniche di analisi fine della materia, disponibili presso le grandi facilities di ricerca europee. I servizi forniti sono basati sulle competenze e le strumentazioni avanzate messe a disposizione dai partner e beneficiano del sostegno finanziario dei Programmi Quadro della Commissione Europea. NFFA-Europe offre accesso aperto al più ricco catalogo di metodi e strumenti disponibili per eseguire progetti pubblici nel campo delle nanoscienze.
Il MoU è il primo passo verso la creazione di servizi di infrastruttura di ricerca innovativi e sostenibili in grado di accrescere la competitività scientifica e tecnologica europea. Il Memorandum scadrà l’1 gennaio 2031 e può essere prorogato su accordo delle parti.
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03.03.2022
Grazie al “rumore” si sente meglio: una nuova tecnica sviluppata da UniTS ed Elettra Sincrotrone rivoluziona la Spettroscopia laser ultrarapida
Un team di scienziati italiani, statunitensi e australiani, utilizzando la spettroscopia laser ultrarapida in modo rivoluzionario, consegna un nuovo potente strumento alla Fisica, alla Chimica e alla Fotonica. La tecnica, nella sua versione classica, è utilizzata per localizzare specifici composti chimici in materiali di varia natura, disegnando vere e proprie mappe vibrazionali che ne svelano le caratteristiche più nascoste. Pubblicato su Nature – Light Science & Application, lo studio guidato da Daniele Fausti dell’Università di Trieste ed Elettra Sincrotrone S.c.p.a., consente di convertire in informazioni utili il principale difetto di questa tecnica: il rumore.
“Con rumore si intendono le fluttuazioni casuali generate dagli impulsi laser mentre attraversano i materiali da analizzare – spiega il prof. Fausti – le tecniche utilizzate da decenni si sono sempre sforzate di ridurle, noi siamo riusciti a farle diventare fonti di informazioni ulteriori. Con strumenti molto grandi, costosi e complessi era necessario ripetere le misurazioni migliaia di volte al secondo in modo da poter misurare anche i più piccoli cambiamenti nel campione in esame”.
Un modo di operare che non considerava attentamente un aspetto cruciale: ogni realizzazione dell’esperimento è unica e quindi misurare la media su molti esperimenti ripetuti non racconta la “storia completa”.
“Questo è stato l’Eureka del mio progetto di dottorato – continua Giorgia Sparapassi dell’Università di Trieste e autore principale dello studio – realizzare che le sottili differenze tra le diverse realizzazioni degli stessi esperimenti portano un intero carico di informazioni che si perdono se si misura la risposta in media è stato il punto di partenza di questa linea di ricerca”.
Al progetto di ricerca, oltre a diversi membri del team di Fausti, hanno partecipato il Dr. Jonathan Tollerud, ex collaboratore dell’università di Trieste ora ricercatore della Swinburne University – Melbourne e, per gli aspetti teorici, il Prof. Shaul Mukamel e il Dr. Stefano Cavaletto dell’Università della California – Irvine.
Questa collaborazione ha quindi portato allo sviluppo di una nuova tecnica di spettroscopia ultraveloce che, invece di rendere gli impulsi più stabili, utilizza impulsi rumorosi e un approccio basato sulla correlazione tra le intensità della luce a diversi colori per il rilevamento del segnale. In questo nuovo quadro, il campione da analizzare viene sondato con impulsi laser deliberatamente resi “poco educati”, che mostrano quindi fluttuazioni nel tempo e nella frequenza. Le informazioni dal campione sono poi codificate, recuperate e decifrate.
Utilizzare la tecnica con questo nuovo approccio potrebbe avere importanti ricadute in campo medico per l’osservazione, ad esempio, dei processi biologici legati alle malattie degenerative, in quello energetico, per lo studio di nuovi materiali al servizio delle rinnovabili e in generale in quello dei dispositivi elettronici di ultima generazione.
Questo importante risultato è un’ulteriore dimostrazione di come l’eccellenza del sistema scientifico territoriale triestino, che registra una concentrazione di enti di ricerca senza pari in Italia, possa giocare un ruolo determinante sia nella riuscita di progetti di ricerca ambiziosi che nella formazione di scienziati leader in istituzioni nazionali e internazionali.
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spettroscopia laser ultraveloce
10.02.2022
Materiali all-in-one per una futura ottimizzazione energetica
Ricercatori dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) di Trieste hanno identificato in un materiale conosciuto come EuSn2P2 le caratteristiche di multifunzionalità tipiche dei materiali quantistici. Lo studio, pubblicato su PNAS, è stato svolto in collaborazione con Princeton University, Rutgers University e Louisiana State University negli Stati Uniti, Diamond Light Source in UK e Center for Quantum Frontiers a Taiwan.
“Abbiamo dimostrato che il EuSn2P2 possiede caratteristiche straordinarie: per esempio le sue proprietà quantistiche sono interconnesse a quelle elettriche, inoltre queste proprietà cambiano via via che cambia la profondità del materiale. A ogni strato di questo materiale è presente un diverso elemento, e a seconda di quale sia l’elemento esposto, le proprietà elettroniche di superfice cambiano assieme alle proprietà magnetica”, spiega Giancarlo Panaccione del Cnr-Iom. “La caratteristica fondamentale dei materiali quantistici è proprio questa loro conformazione che viene chiamata “2 in 1” o addirittura “3 in 1” che sottolinea la loro capacità di incorporare caratteristiche diverse”.
Questi materiali mostrano proprietà elettriche e proprietà magnetiche che si influenzano reciprocamente. “Lo studio delle interazioni tra proprietà elettrica e magnetica ha portato alla scoperta di nuove entità: le quasi-particelle, che rappresentano nella scienza dei materiali l’analogo delle particelle elementari per la fisica delle alte energie. Si tratta di un campo che ha aperto nuove porte alla ricerca, e confermato vecchie teorie. Per esempio, lo studio degli isolanti topologici, famiglia di materiali elettricamente isolanti ma in grado di trasportare corrente sulla loro superficie esterna, ha costituito la verifica dell’esistenza dei ‘fermioni di Majorana’, particelle postulate nel 1937 dal fisico Ettore Majorana”, aggiunge il ricercatore Cnr-Iom.
Il campo dei materiali quantistici è in costante crescita e di enorme interesse per la gestione ottimizzata dell’energia e per altre applicazioni. “I risultati della ricerca non sono ancora applicabili direttamente ai dispositivi in uso, ma confermano che lo studio dei materiali quantistici apre la strada verso un vasto numero di applicazioni. Questi risultati costituiscono il passaggio dalla nozione per cui a un materiale corrisponde una funzionalità a quella del ‘all-in-one’, cioè l’idea di un materiale capace di realizzare funzioni anche molto diverse”, conclude Panaccione. “Le prime possibili applicazioni saranno l’efficientamento energetico e nella miniaturizzazione dei dispositivi elettronici del futuro”.
CNR-IOM
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EuSn2P2
materiali quantistici
27.01.2022
Assegnati i riconoscimenti del Premio Bernardo Nobile 2021 di Area Science Park
Nella cornice dell’incontro “I brevetti per immaginare il futuro”, sono stati assegnati i riconoscimenti del Premio Bernardo Nobile 2021 per tesi di laurea e di dottorato di ricerca che abbiano dato risalto all’uso dei brevetti come fonte di documentazione. L’iniziativa, istituita da Area Science Park per ricordare Bernardo Nobile, promotore e primo responsabile dell’Ufficio Studi e PatLib del Parco Scientifico e Tecnologico di Trieste, ha visto, nelle sue 17 edizioni, la candidatura di 706 tesi (556 di laurea e 150 di dottorato), provenienti da tutta Italia.
L’Edizione 2021 ha visto l’arrivo di 32 domande di partecipazione eleggibili.
“Anche quest’anno”, sottolinea il Presidente della Commissione giudicatrice Giulio Groppi, “abbiamo trovato parecchie tesi che si inseriscono perfettamente nella filosofia del Premio, in particolare sul ricavare nuove conoscenze non ovvie né scontate dall’analisi di brevetti che spesso si allontanano dal contenuto specificamente tecnico dei singoli brevetti analizzati. Dal contenuto tecnico si elaborano informazioni su altri argomenti, quali le tendenze di sviluppo economico e l’impatto sociologico. È interessante a questo proposito osservare come le tesi provengano da settori diversi, non solo scientifici o tecnologici, ma anche giuridici e manageriali, a riprova che la cultura brevettuale si amplia in diversi domini. Possiamo senz’altro dire che il Premio Bernardo Nobile stia contribuendo efficacemente ad una riflessione globale sullo studio dei brevetti come fonte d’informazione e ad orientare lo studio e la gestione dei temi di laurea”.
Il Premio è suddiviso in 3 sezioni:
tesi di laurea magistrale o specialistica che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione;
tesi di dottorato di ricerca che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione;
tesi di laurea magistrale o specialistica oppure tesi di dottorato di ricerca che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione e i cui risultati, studi e/o ricerche svolte abbiano portato al deposito di una domanda di brevetto o alla nascita di una nuova impresa.
Al primo classificato di ogni sezione va una somma di 2.500 euro e la pubblicazione della propria tesi sul sito web di Area Science Park.
I vincitori dell’Edizione 2021 sono:
• Sezione Tesi di Laurea magistrale o specialistica:
Elena Oreglia (Politecnico di Torino, Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale)
Titolo tesi: “Brevetti e tecnologia 5G: una analisi empirica”.
• Sezione Tesi di Dottorato di ricerca:
Gianluca Biggi (Università di Pisa, Doctoral School in Business Administration and Management)
Titolo tesi: “Toxic Inventions: Geo-Temporal Dynamics and Firm Level Strategies in the Chemical Industry”.
• Sezione Tesi di Laurea o di Dottorato che abbia utilizzato esplicitamente i brevetti come fonte di informazione e i cui risultati, studi e/o ricerche svolte abbiano portato al deposito di una domanda di brevetto o alla nascita di una nuova impresa:
Sara Fioretti (Università degli Studi di Napoli Federico II, Dottorato di Ricerca in Scienze Veterinarie)
Titolo tesi: “Marine organisms model species for the assessment of biological, environmental and economic impacts on marine aquaculture in Campania”.
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